Baalbek, il mistero dei megaliti.

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Il complesso megalitico di Baalbek, in Libano, rappresenta per molti aspetti un vero e proprio enigma architettonico e culturale. Il mistero dei suoi megaliti che non hanno confronto al mondo.

Le rovine di Baalbek si trovano a circa 90 km da Beirut, Libano, nella valle della Beqa’a, ai piedi delle montagne dell’Antilibano in una valle in cui si originano l’Oronte, a nord, e il Litani, che scorre da sud a ovest. Il sito godeva, soprattutto in epoca romana, di grande importanza tanto che veniva considerato una delle meraviglie del mondo. Ma cosa rende così speciale questo luogo?

Ebbene tralasciando per un momento le implicazioni di ordine religioso, ciò che rende straordinario questo complesso monumentale è la presenza di numerosi megaliti, inseriti nella struttura del tempio di Giove. La maestosità del tempio era tale, che gli imperatori romani arrivarono a percorrere fino a 2.500 chilometri per consultarne l’oracolo e godere dei suoi vaticini.

Il sito di Baalbek pone molti interrogativi e gli studiosi sono divisi tra coloro che considerano l’intero complesso come un prodotto delle maestranze romane, coloro che, invece, ritengono che il podio su cui poggia il tempio di Giove sia di origine fenicia, e infine coloro che lo considerano ancora più antico, forse appartenente alla cosiddetta civiltà megalitica di cui si ritrovano le tracce sparse in tutto il mondo, dall’Egitto al Mesoamerica.

Qualunque sia l’indirizzo d’indagine in tutti e tre i casi rimane insoluta la spiegazione di come sia stato possibile trasportate i megaliti dalla cava fino all’acropoli, sebbene il tragitto non sia molto lungo. Le asperità del terreno e il peso dei blocchi complicavano molto il trasporto, come fu possibile, quindi, mettere in sede gli enormi blocchi in maniera così perfetta che tra loro non si può infilare neanche la lama di un coltello.

IL SITO

Le tradizioni locali che risalgono fino al Medioevo, specificano che il complesso fu costruito durante il regno di re Salomone. Tuttavia, se Salomone avesse davvero eretto il sito di Baalbek è sorprendente che l’Antico Testamento non abbia menzionato nulla della questione.

A dire il vero quelle che si stagliano contro il cielo e attraggono i turisti sono rovine di templi che i romani eressero in onore a quattro delle loro divinità.

Il più grande era dedicato a Giove (Zeus per i greci). Le sue dimensioni sono tali da far sembrare piccolo il Partenone di Atene. Le sue colonne sono ben più alte di quelle del tempio di Amon a Karmak in Egitto. Inoltre per splendore e dimensioni offusca perfino il tempio di Giove a Roma o qualsiasi altro tempio eretto in qualsiasi altra località dell’impero.
Accanto ad essi i romani vi eressero ancora tre templi più piccoli, (ma non per questo meno imponenti), dedicati a Venere, Mercurio e (forse) Bacco.

Il Tempio di Giove era davvero imponente, le sue colonne erano alte fino a 32 metri, con una larghezza pari a circa 4 metri. Purtroppo, solamente 6 di queste splendide colonne hanno resistito ai secoli.

Incredibile è l’imponenza dei blocchi su cui poggia il tempio, che stando alle stime dei ricercatori, attualmente nessun macchinario sarebbe in grado di mettere in opera. Tutta la sua imponente struttura, infatti, è costituita da blocchi di pietra tra i più pesanti che si possono incontrare al mondo.

Nel muro di sudest esiste una fila di nove blocchi di granito dove ciascuno ha un peso di 300/1000 tonnellate, con una dimensione di 10 metri di larghezza per 4 di altezza e 3 di profondità perfettamente tagliati e posizionati con precisione. Nel lato opposto esiste un fila di 6 blocchi aventi le medesime caratteristiche, che fanno da base ai tre giganteschi blocchi del Trilithion.


Solo per fare un paragone i blocchi di pietra della piramide Cheope pesano in media “solo” 2,5 tonnellate.


Persino oggi con i nostri macchinari è impossibile sollevare tali pesi.

Alcuni ricercatori, però, hanno sottolineato che non esisterebbe alcun mistero a Baalbek, in quanto gli enormi blocchi sarebbero stati trasportati utilizzando dei rulli di legno, su cui sarebbero scivolati i megaliti, in un secondo momento sarebbero stati messi in opera con l’ausilio di terrapieni.

Purtroppo, questa spiegazione rimane priva di logica se pensiamo che per realizzare un simile trasporto, ammettendo che i rulli non si sgretolino sotto il peso, occorrerebbero circa 40.000 uomini per muovere un solo monolite.

l sito di Baalbek, che dal 1984 è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Unesco, è tornato di attualità con la scoperta del più grande monolito di sempre.

Nuovi scavi hanno, infatti, portato alla luce un monolito di 19,60 metri di lunghezza, il cui peso è stato stimato in 1.650 tonnellate, così da essere il più grande di sempre a seguito di uno scavo.

Lo scopo dello scavo era quello di comprendere per quale motivo un monolito che era stato trovato in precedenza, sempre di lunghezza 20 metri circa e 4 di larghezza, con un peso stimato di circa 1000 tonnellate, fosse stato lasciato all’interno della cava. Non sollevava meno interrogativi la modalità per mezzo delle quali lo stesso fosse stato trasportato, domanda a cui non si è lontanamente in grado di fornire una risposta, nonostante la miriade di ipotesi in merito ai fantomatici sistemi.


Al monolito preesistente era stato dato il nome di “Hajjar al-Hibla“, e gli esperti volevano capire anche quali strumenti fossero stati usati per tagliarlo. Durante gli scavi, però, ci si è accorti che sotto “Hajjar al-Hibla”, si trovava un altro monolite, della stessa lunghezza ma dalle dimensioni maggiori, 6 x 5,5 metri,  di conseguenza divenuto il più grande di sempre.


CONCUSIONE

L’attribuzione ai romani è valida per la costruzione del tempio di Giove, ma per quale motivo avrebbero dovuto tagliare e spostare tali megaliti, impiegando uno sforzo straordinario di uomini e di mezzi per spostarli, quando avrebbero potuto tagliare i blocchi in dimensioni minori? In più, una piccola imperfezione verticale nel monolite avrebbe potuto causare più danni strutturali di un’imperfezione distribuita su più blocchi di pietra.

Inoltre, il mistero si complica analizzando la superficie della Grande Corte. Lo strato superiore, infatti, presenta un livello di pietra vetrificata, un fenomeno che forse fu provocato dall’esposizione a una sconosciuta fonte di calore, o dall’impiego di trapani o seghe circolari che impiegavo il calore.
Purtroppo, tra le molte interpretazioni proposte nessuna sembra spiegare in maniera esaustiva né le modalità, né gli strumenti impiegati e tanto meno gli autori di questa monumentale struttura megalitica.

In conclusione, possiamo certamente evidenziare che il sito di Baalbek rappresenta per molti aspetti un vero e proprio enigma architettonico e culturale, in quanto nulla si conosce dei suoi costruttori.

 

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Ingegnere. Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci tu. (Massimo Troisi)
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Una risposta a Baalbek, il mistero dei megaliti.

  1. Rebecca Antolini ha detto:

    Nella antiche era no i architetti veri artisti, oggi con la nostro tecnologia non siamo più in grado a costruire costruzioni di questo genere…

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