La natura granulare dello spazio tempo è stata tirata in ballo quando si pensava che i neutrini viaggiassero a velocità superiori a quella della luce. Cosa poi smentita.
Si era pensato che il vuoto in realtà è formato da granuli di punti a formare una specie di rete. I neutrini nel percorrere lo spazio salterebbero da un granulo all’altro. E così facendo avrebbero superato la velocità della luce.
La giustificazione di questi granuli sarebbe compresa nella teoria quantistica, ovvero dell’estremamente piccolo. Nell’infinitamente piccolo prevalgono i fenomeni discreti. La realtà è composta da quantità unitarie della materia.
Qualsiasi oggetto solido è composto da atomi e tra gli atomi si interpone uno spazio vuoto. A loro volta gli atomi sono composti da particelle subatomiche. Si tratta di grandezze fisiche quantizzate.
La costante di Planck (6.6*10-34 metri) è la più piccola quantità fisica. Questa quantità potrebbe essere rappresentata come un punto, un granulo. In pratica è la dimensione minima dello spazio per vedere gli effetti della quantizzazione.
Alla dimensione della costante di Planck anche lo spazio diventa granulare e si trasforma in un punto. Essendo lo spazio collegato al tempo, secondo questa ipotesi esiste un’unità minima dello spazio-tempo (granulo di spazio-tempo) al di sotto del quale non è possibile andare.
Lo spazio quindi non sarebbe altro che una infinita quantità di granuli ravvicinati e intervallati da spazi vuoti in cui non esiste spazio e tempo.
In definitiva lo spazio non sarebbe “liscio”, ma formato da granuli, puntini, della grandezza di Planck.
Se questa teoria fosse confermata sarebbe un punto di partenza per collegare la realtà continua della fisica classica con la realtà discreta di quella quantistica.
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Ciao Bruce. Ho visto solo adesso che hai pubblicato qualcosa, “l’universo in espansione 3” e questo, entrambi ricchi di spunti di interesse – anche per la mia ormai proverbiale fantasia. 🙂
Ho spesso riflettuto a quella che puo’ essere la natura diciamo “intima” dello spazio “vuoto”, se vuoto è, e se ha senso parlare di vuoto in senso assoluto. Ho immaginato spesso qualcosa come a dei “granuli” aventi le “dimensioni” di Planck. Una volta leggendo una rivista mi trovai questo titolo ad effetto: “atomi di spazio”. E di questo si tratterebbe, di “atomi” e nel vero senso della parola: “un’unità minima dello spazio-tempo (granulo di spazio-tempo) al di sotto del quale non è possibile andare” , E che non puo’ essere divisa. “Atomo” significa infatti indivisibile, fu chiamato cosi’ quando si credeva che fosse un solo coso puntiforme di materia.
Per ora ciao, buon Natale a te e famiglia (segue).
Marghian
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Ciao Bruce sono molto in ritardo per farti gli auguri ma avevo internet che non funzionava ,ti rinnovo gli auguri che sia un anno buono per tutti Ciao
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Auguri Marie’ 🙂
Certo che se si brindasse al buon anno galattico vivremmo davvero a lungo…. 🙂
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Buon anno. Augurio al 3 gennaio (disguido postale 🙂 )
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“Essendo lo spazio collegato al tempo, secondo questa ipotesi esiste un’unità minima dello spazio-tempo (granulo di spazio-tempo). Ecco, granuli di spazio-tempo. Nella economia di questo discorso Ho sentito pero’ nominare anche delle ipotetiche particelle di tempo, grandi ovviamente quanto un “istante di Planck”, appunto pari alla piu’ piccola porzione di tempo: i “crononi” .
Una frase che ricordo di Zichichi, su questa cosa dello spazio e del tempo “quantizzati”: “noi percepiamo le cose con una certa continuità: le immagini, i movimenti, tutta una illusione ottica, non credeteci. In realta’ tutto avviene “a scatti…”. Una spiegazione fatta cosi’, come fa lui con i profani. Ma credo si riferisse proprio a questa cosa della natura granulare, discreta, dello spazio-tempo. Ciao.
Marghian
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Bruce hai mai letto My big Toe di T. Campbell o Unified Reality Theory di Kaufman ? se si che ne pensi? secondo me la loro spiegazione non solo collega tutto con senso, ma ha implicazioni morali (soprattutto Campbell) di rilievo.
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