Il tempo – 1) il tempo dopo il tempo (parte prima)

Sto leggendo una serie di articoli su una delle riviste dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
L’argomento?
Il tempo.
E non è il tempo atmosferico.

Lettura banale penserete?
Allora provate a dare una definizione al tempo.

tempo

Fatto?
Bene, se credete che il tempo è semplicemente la misura dello scorrere lineare ed uniforme degli avvenimenti, allora quello che state per leggere vi darà molto da pensare.

E molto ha dato da pensare anche ad illustri personaggi, da Parmenide a Zenone, da Lucrezio a Kant.
Platone vedeva il tempo come “l’immagine mobile della eternità”.
“Pensare il tempo è come arare il mare” ammetteva nella sua veste di filosofo il fisico Etienne Kleine.
Sant’Agostino “ardeva dal desiderio di penetrare in questo intrigantissimo mistero”.
Lo stesso Kant dice che il tempo ha una realtà empirica, perché è la condizione necessaria affinché si abbia la percezione di alcunché di esterno o interno, ma non esiste in sé, ovvero è indipendente da noi.

Ma c’è chi ha posto domande ancora più intriganti.
“Dove va il presente quando diventa passato, e dov’è il passato?” Si domandava Ludwig Josef Johann Wittgenstein, filosofo, ingegnere e logico austriaco, autore in particolare di contributi di capitale importanza alla fondazione della logica e alla filosofia del linguaggi.

A mettere tutti d’accordo e a spogliare la concezione del tempo da ogni contenuto metafisico ci ha pensato Albert Einstein nel XX secolo con una visione tutta “fisica”.

Da una “causa” del tempo legata al movimento di un orologio, il tempo diventerà, in un certo senso, “effetto” dello stesso movimento.

Per sfociare a quella che sarà la vera rivoluzione della concezione del tempo con Niels Bohr con la sua teoria dei quanti che ha sconvolto la fisica con nuovi concetti esotici: spazi fino a ben 950 dimensioni, universi paralleli, fotoni “coscienti”, buchi neri virtuali, energia negativa, bosoni fantasma, particelle esotiche che sembrano spuntare dal nulla nel mondo reale e scomparire.
Ma soprattutto le “curve temporali chiuse” e viaggi nel tempo.

E così, concezioni millenarie ritenute inaccessibili e inviolabili, come il tempo, perderanno la loro sacralità lasciando il posto al neoempirismo.
In pratica il “tempo” perderà ogni veste di trascendenza per lasciare il posto ad un nuovo concetto: “la relatività”.
D’altra parte, se ci pensate bene, il tempo è soggettivo (relativo) e dipende dalla durata che noi diamo a certi avvenimenti. Per esempio un evento piacevole sembra che passi in fretta al contrario di un evento spiacevole che ci pare non passi mai.

Allora andiamo a chiarire le idee.

Time out.
Il premio letterario Galileo 2015 per la divulgazione scientifica è stato recentemente assegnato a Carlo Rovelli, ordinario di fisica teorica e responsabile del gruppo di ricerca in gravità quantistica del “Centre de physique théorique de Luminy” .
Per esprimere al meglio l’idea di cosa sia in realtà il tempo, non c’è niente di meglio che riportare il suo pensiero.

Quando negli anni settanta il primo sistema di navigazione satellitare (il Gps che ora si trova in tante automobili) fu sperimentato dall’esercito americano, i fisici avvertirono i costruttori che gli orologi sui satelliti sarebbero andati più veloci di quelli a terra.

I generali dell’esercito responsabili del progetto non vollero crederci e i primi test furono fatti ignorando l’influenza dell’altezza sul tempo. Nulla funzionò. Così i generali dovettero accettare l’idea che il tempo da qualche parte scorre più lento.

Esperienze come questa ci mostrano che la nostra intuizione elementare su come funziona il tempo non è corretta.
O meglio.
Questa intuizione non è adatta a descrivere il mondo, non appena si esce dal regime di dimensioni, velocità e precisione a cui siamo abituati. Infatti, come abbiamo visto, se si pongono due orologi precisi uno più in alto e uno più in basso, questi misurano due intervalli di tempo diversi, fra il momento in cui sono stati separati e il momento in cui vengono ravvicinati. L’orologio tenuto più in basso indica che è passato meno tempo e l’orologio tenuto più in alto indica che è passato più tempo.

Il tempo non passa eguale per tutti.

Come è possibile una cosa del genere vi domanderete?
Per spiegarlo facciamo un passo indietro.

Le teorie.
Quello che sappiamo oggi sul tempo grazie alla fisica si può distinguere in quattro livelli, via via più completi, ma via via più incerti, associati a quattro teorie:
1) la fisica newtoniana, che ha tre secoli,
2) la relatività speciale (o ristretta) sviluppata da Einstein nel 1905,
3) la relatività generale, che ha un secolo (pubblicata da Einstein nel 1916)
4) la gravità quantistica che è tuttora in corso di elaborazione.

IL TEMPO DOPO IL TEMPO
(dopo il big bang)

In principio quando l’universo era concentrato in un punto, tecnicamente chiamato “singolarità”, lo spazio ed il tempo non esistevano. Ovvero, erano aggrovigliati in dimensioni così piccole che lo spazio e il tempo perdono qualsiasi significato fisico .
Poi una esplosione provocò una espansione esponenziale dell’universo, in un tempo, ancora fuori dalla portata dei nostri strumenti di misura, che durò un niente. In questa fase immediatamente successiva alla esplosione, e per un tempo altrettanto breve, l’universo esplose in modo iperbolico, espandendosi di 1040  volte.

Porzioni di spazio molto più piccole di un nucleo atomico furono, così, proiettate su scala cosmica. Questa fase si chiama inflazione.
Durante l’inflazione l’universo “si espanse” a velocità maggione della luce, per cui questa regione di spazio non è visibile perchè precede la luce. L’universo visibile fu tale solo a partire da 13,8 miliardi di anni fa, e costituisce il limite del visibile, l’orizzonte cosmico. Solo da allora si formò la materia, le galassie, gli astri, lo spazio, il tempo: lo spazio ed il tempo dopo il tempo (Big Bang)

Ma ritorniamo a noi: al concetto del tempo.
La teoria dominante era quella di Aristotele dove il tempo era solo una descrizione del modo (della misura) in cui le cose si muovono. Un intervallo entro il quale le nostre azioni sono confinate. Quindi se nulla esiste e nulla si muove non c’è tempo che passa.

1) Fisica Newtoniana
Poi ci fu la prima rivoluzione con la teoria newtoniana, che è quella che si avvicina di più alla nostra intuizione del tempo.
Secondo l’idea newtoniana di tempo, il tempo è unico nell’universo, quindi esiste un “adesso” che è ora lo stesso ovunque nell’universo. Questo significa che lo stesso evento ha la stessa durata in qualsiasi posto dello spazio ci troviamo.

La fisica newtoniana, costruita su questa nozione di tempo, funziona benissimo nella nostra vita quotidiana, ed è per questo che si è imposta come modello di pensiero, ma è sbagliata quando si misurano le cose in modo più preciso. Per esempio il pianeta Mercurio segue un’orbita chiaramente diversa da quella prevista dalle equazioni di Newton (leggi della gravitazione universale). E due orologi uguali, posti sulla Terra e su Mercurio, possono misurare tempi diversi, in barba al tempo unico di Newton.

In pratica spazio e tempo nella teoria newtoniana sono indipendenti dalla materia o dagli osservatori. Lo spazio esiste anche se non c’è nulla, il tempo scorre anche se nulla succede.

Si è chiaramente capito che l’idea newtoniana dell’universo non descriveva bene la natura.

2) La relatività speciale (o ristretta)
Secondo l’idea newtoniana di tempo, abbiamo visto che il tempo è unico nell’universo, quindi esiste un “adesso” che è ora lo stesso ovunque nell’universo.
Ponete ora attenzione su quello che intendiamo per  “adesso”.

Vediamo come Rovelli ha ragionato per spiegare il nuovo concetto Einsteiniano del tempo senza far uso di formule.

Tutti gli accadimenti dell’universo si possono catalogare fra quelli “futuri”, che sono dopo l’adesso, quelli “passati” che sono prima, o in un istantaneo “adesso”, fra il passato e il futuro, in cui si trova ora l’intero universo.

Ma la realtà, come ha giustamente compreso Einstein, non è fatta così.
Posso parlare del mio “passato”, che comprende tutto ciò che ho potenzialmente visto e vissuto, posso parlare del mio “futuro”, ovvero dell’insieme degli eventi rispetto ai quali io mi trovo nel passato, ma fra il passato e il futuro esiste uno spazio intermedio, di cui Newton non si era accorto, che non è né passato né futuro.
La durata di questa regione che non è né passato né futuro rispetto al me-ora, dipende dalla distanza da me. Ovvero dalla distana da me-ora e le distanza dal me mentre mi sposto con una certa velocità.

Cosa significa?
In pratica, a pochi metri da me, la durata di questo spazio intermedio è dell’ordine dei nanosecondi, cioè molto breve, per questo non ci accorgiamo della sua esistenza. Pensate al momento in cui dopo un passo ne state facendo un altro. In alta montagna è dei millisecondi, ancora sotto la soglia della nostra percezione.
Ma su Marte è di 15 minuti e su una galassia più lontana è dell’ordine di milioni di anni.

Quello che accade su quella galassia durante questi anni non è per noi né passato né futuro. In nessun modo, quello che accade là durante questo tempo può avere un effetto su di noi, né quello che accade qui può influire su ciò che accade sulla galassia durante questi milioni di anni. È come se, durante questo intervallo, le due storie temporali non fossero collegate. La teoria della relatività speciale di Einstein ci ha mostrato che la struttura del tempo è più complessa di quanto pensassimo.

Detto in maniera più semplice:

Non c’è un “adesso” dell’universo e non c’è un tempo unico per tutti. Ogni luogo, ogni oggetto, ogni storia ha il suo proprio tempo e questi tempi non sempre combaciano.
Anzi, in generale non combaciano. Orologi eguali possono indicare durate diverse, se si muovono in modo diverso.
Einstein scopre questa curiosa struttura profonda della realtà, oggi largamente verificata, analizzando l’apparente inconsistenza fra la teoria elettromagnetica e la meccanica.

Avete qualche dubbio?
Bene, se qualcuno, però non è soddisfatto e vuole un approfondimento, allora ragioniamo  in termini più matematici.

Abbiamo detto che due orologi possono indicare durate diverse, se posti in luoghi diversi ovvero si muovono in modo diverso, per esempio se posti rispettivamente uno sulla Terra ed uno su un satellite.

Prendiamo il classico esempio del treno.
Supponiamo che sul soffitto di un vagone del treno ci sia una lampadina che invia un impulso luminoso a un sensore posto sul pavimento, direttamente sotto la lampadina.

Un osservatore sul treno misura l’intervallo di tempo (indicato come ∆ttreno) che passa tra l’emissione dell’impulso e la sua ricezione da parte del sensore.
Se h è l’altezza del vagone si avrà che ∆ttreno =h/c. (dove ‘c’ è la velocità della luce)

Il treno sta transitando per una stazione con velocità costante V rispetto alla banchina. Come descriverà la scena un osservatore fermo sulla banchina?

Anch’egli vedrà la luce raggiungere il sensore, e con il suo orologio misurerà un tempo che chiamiamo ∆tstazione.

Rispetto a questo osservatore l’impulso luminoso percorre non solo il tratto verticale h, ma anche un tratto orizzontale ∆x=V tstazione perché il treno nel frattempo si sta muovendo. L’impulso compie quindi un percorso complessivo h’, che per il teorema di Pitagora è:
relativita_teoria_form_01

Siccome la luce ha velocità c (della lampadina) anche nel riferimento dell’osservatore sulla banchina, il tempo che impiega per raggiungere il sensore è ∆tstazione = h’/c,

cioé:relativita_teoria_form_02

Basta adesso sostituire in questa equazione h = c ttreno per trovare che:

relativita_teoria_form_03

Da quest’ultima equazione emerge un fatto rivoluzionario: l’intervallo di tempo misurato dall’orologio dell’osservatore in movimento è diverso da quello misurato dall’orologio a terra.

Più la velocità del treno si avvicina a quella della luce, il rapporto V2/c2 tende a 1 e il denominatore dell’equazione diventa così sempre più piccolo; di conseguenza aumenta il valore di ∆tstazione.

Questo fenomeno è noto come dilatazione dei tempi.
Per V=c il tempo diventa infinitamente dilatato.

Conclusione:
Secondo la teoria della relatività ristretta, nel passare da un riferimento inerziale all’altro, sia le coordinate spaziali sia quelle temporali cambiano, mentre nelle trasformazioni di Galilei il tempo è sempre lo stesso, indipendentemente dal riferimento scelto.

I corpi, dunque, si muovono nello spazio-tempo, perché spazio e tempo risultano indissolubilmente legati.

Bene, penso che a questo punto avete il mal di testa.

Allora, siccome sono generoso, interrompo questa pappardella per riprendere con il prossimo post dove ripartiremo dagli effetti sul tempo dovuti alla relatività generale e poi di quella dovuta dalla gravità quantistica.
E poi non è ancora finita, parleremo del tempo “prima” del tempo. Prima del Big Bang.

Tenetevi a portata di mano una aspirina.

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Ingegnere. Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci tu. (Massimo Troisi)
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31 risposte a Il tempo – 1) il tempo dopo il tempo (parte prima)

  1. Rebecca Antolini ha detto:

    Oh Silvano… ho impegnato abbastanza tempo a leggere tutto questo… e ci vuole altre tanto tempo o tempo anche in più per capire qualcosa.. chi sa quanto tempo ho ancora di viere su questa terra.. e non so se e fondamentale capire tutto questo sul tempo.. la caslinga di Verona si arende… almeno il tempoqui e cambiato ha smesso di piovere… buona giornata

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    • MARGHIAN ha detto:

      Intromission: per capirlo, chiedero’ aiuto a mia sorella, la casalinga di Torino 🙂
      Ciao, Rebecca. Tale che sia il tempo da vivere su qeusta Terra, le cose interessanti di qeusto post non cambiano nulla- per noi-, perche’ per noi e per le nostre esigenze (e la nostra piccolezza), il tempo e’ davvero “semplicemente la misura dello scorrere lineare ed uniforme degli avvenimenti”. Per noi, che non dobbiamo viaggiare nello spazio ed avvicinarci alla velocità della luce, non cambia nulla. E se prendi un treno, le differenze tra esere fermi, od in movimento, non e’ rilevante.

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  2. bruce ha detto:

    Ah ah ah, cara Rebecca sei forte.
    Mio padre mi diceva che è importante studiare, perchè quando saremo alle porte del paradiso San Pietro ci giudicherà anche per quello che abbiamo studiato. Quelli che hanno studiato poco li chiuderà in una stanza per farli sudiare per l’eternità. Dante diceva: per seguire virtute e conoscenza.

    Ma San Pietro fa anche altre domande specialmente alle casalinghe:
    Donna 1
    – S. Pietro: Quante volte hai tradito tuo marito?
    – Donna 1: mai signore
    – S. Pietro: bene allora vai al primo girone
    Donna 2
    – S. Pietro: Quante volte hai tradito tuo marito?
    – Donna 2: solo qualche volta ma me ne sono pentita
    – S. Pietro: bene allora vai al secondo girone
    Donna 3
    – S. Pietro: Quante volte hai tradito tuo marito?
    – Donna 3: molto spesso, ma solo per amore degli altri
    – S. Pietro: allora prendi queste chiavi e vai diritta in questo corridoio, terza porta. E’ la mia camera.

    Quindi te vacci preparata, sai cosa ti aspetta. 🙂
    Buona giornata

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  3. Num3ri ha detto:

    Per esporre il mio commento devo fare una premessa di una certa consistenza.

    In base alla teoria delle stringhe lo spazio tempo è discreto, ovvedo procede a “salti” esattamente come fanno le orbite e le energie degli elettroni.

    Lo spazio di Plank è pari a 1,61* 10^(-35) metri [ovvero 0.0… ed altri 33 zeri …161 metri] ed il tempo di Plank è pari a 5,391*10(-44) secondi [0.0… altri 42 zeri… 539 secondi].

    Spazio e tempo non possono assumere valori più piccoli. Tutti i valori piu’ grandi sono multipli interi di questi.

    Vado al dunque: anche se siamo al tempo zero, visto che lo spazio non può assumere dimensione zero, la cosiddetta “singolarità iniziale” (istante in cui tutti i valori raggiungono l’infinito) in cui l’universo ha dato l’avvio alla sua esistenza (Big Bang) non potrebbe esistere: infatti questo accadrebbe solo se lo spazio a t=0 avesse volume zero. Invece secondo la teoria delle stringhe al MINIMO lo spazio avrebbe dimensione di un “cubetto” di lato 1,61*10^(-35) metri. Questo implica che, non essendoci una singolarità, un valore infinito, un “asintoto verticale” ( detto con terminologia delle superiori ) in quel punto ma solo un valore molto elevato si può parlare di “prima” e “dopo” il big bang; anzi si può pure parlare di una sequenza infinita di big bang che si presentano ad intervalli regolari.

    In base a tutto ciò, sapere che forse ( visto che la teoria delle stringhe è, appunto, una teoria ) facciamo parte di un flusso infinito di creazione e distruzione/generazione o di una serie di fenomeni che vanno oltre ( a livello di Fisica ) la attuale comprensione umana, non sembra che abbia “cambiato” l’approccio alla realtà delle filosofie dominanti. Non voglio parlare di Mistica e Misticismo, non sono il tipo e la questione va oltre il mio campo di interesse, ma voglio far notare che, a parte in una cerchia ristretta di menti scientifiche, al di fuori ( sempre a livello scientifico ) non susciti molta attenzione.

    E’ altresì vero che fino a 10 anni fa, parlare di un “tempo prima del tempo” era considerato una eresia, punibile solo con il rogo metaforico delle proprie idee e la messa al bando del latore delle stesse.

    In questo caso mi verrebbe da dire “il tempo passa, ma l’atteggiamento mentale della gente resta sempre lo stesso: quello dell’inquisizione”.

    Scusatemi se non sono stato molto chiaro in questo intervento, ma i miei DUE neuroni hanno raggiunto il massimo delle loro possibilità 🙂

    Ora vado a fare qualcosa per farli raffreddare – poveracci hanno lavorato più negli ultimi 10 minuti che nell’ultimo bimestre – e tornare alla loro attività standard, prossima allo zero 🙂

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    • bruce ha detto:

      Cavolo, sei stato molto chiaro, altrochè.
      Anzi mi hai dato ispirazione per la seconda o terza parte (devo ancora decidere) quando parlerò (o almeno ci provo) del tempo nella ‘gravità quantica’.
      Daccordissimo su tutto. E soprattutto … grazie.
      P.S.
      Ho scritto anch’io qualcosina sulle stringhe, ma lì la questione è molto controversa. Forse ci ritorno, perchè, per l’appunto, sto leggendo un articolo di Gabriele Veneziano che è, come saprai, uno dei padri della teoria delle stringhe.
      A presto

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  4. Elisabetta Lelli ha detto:

    Caro Sil, ti stupirai leggendomi. Ti chiederai “e questa? Da dove spunta?”. Ecco, non potevo non rispondere a questo tuo post (ma tu lo sai già). Personalmente mi trovo nel tempo del mentre, intrisa di attimi del mentre. Sono invischiata di mentre e vorrei tanto poter concepire almeno un frammento di futuro.
    Bellissimo, questo tuo articolo! E non sono ricorsa all’aspirina 🙂
    Un abbraccio forte a te, a Bleff. A presto e bene, amico caro. E sarebbe un piccolo miracolo, perché “presto” implica la proiezione e permanenza nel tempo futuro.
    Eli

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  5. MARGHIAN ha detto:

    Leggero’ di nuovo il tutto, poi commentero’. Interessante anche il commento di Num3ri.
    “lo spazio tempo è discreto, ovvero procede a “salti…. “. Pensai una cosa del genere anni fa, intuitivamente, da profano: “se lo spazio, e tutto quanto si muove nello spazio, e’ quantizzato, anche il tempo deve esserlo, il tempo forse procede “a scatti”, per noi velocissimi, come i fotogrammi di un film (del quale noi percepiamo un andamento lineare e continuo).

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    • bruce ha detto:

      Il concetto dello spazio-tempo quantistico, quindi discreto è la logica conseguenza delle vibrazioni delle corde o anelli delle stringhe. Una specie di emissione di “note” che possono essere assimilate ai quanti. In realtà la teoria delle stringhe era alla ricerca della teoria del tutto, ovvero alla ricerca di una teoria che unificasse tutte le forze, inciampando poi sul gravitone. Da qui la gravità quantistica.Tuttavia è una teoria che per quanto affascinante è lontana da dare spiegazioni convincenti sulla gravità. Infatti il gravitone così com’è concepito teoricamente non ha carica e “ancora” non è chiaro il meccanismo che esercita una forza solamente attrattiva essendo un mediatore privo di carica. Più difficile (per me e forse di tanti altri) è poi capire cosa significhi realmente un tempo o spazio-tempo a “balzelli”. Qui infatti si entrerebbe nella intima struttura e proprietà degli elementi o in questo caso delle stringhe che conosco solo in grandi linee. Forse andrò a fondo su questa cosa o magari ci sarà qualcuno che ce la spieghi per benino.
      Dolce notte

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  6. enricogarrou ha detto:

    Bruce, ma dimmi se devi scrivere sul tempo. Non potevi lasciare il compito a Carlo Rovelli? Devi farmi impazzire nel leggere un articolo difficilissimo. Per me il tempo è un posto dove scorrono i miei pensieri, e vedi per sconfiggerlo noi uomini abbiamo solo due possibilità: le genetica (con trasmissione dei geni alla prole) o l’immortalità ma non siamo ancora pronti, rimane l’ultima ipotesi ma non è stata studiata da voi tecnici ed è l’amore, che supera e sconfigge il tempo. Scherzo, bellissimo quanto scrivi sempre ma difficile!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Due parole sull’amore, o su una scopata e il tempo era sistemato. Ciao caro amico

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    • bruce ha detto:

      Ah ah ah, se avessi lasciato parlare solo Carlo Rovelli non avresti capito .. nulla. 🙂
      Difficile? Ti dico, in verità, che per me è più facile scrivere e capire di fisica che leggere le poesie, piene di fantasia, di immaginazione, ma faccio fatica, certe volte mi riescono incomprensibili.
      Eppoi non sarei assolutamente capace di scrivere sull’amore, forse ci metterei dentro una formula 🙂
      Un affettuoso saluto. Ciao

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      • Num3ri ha detto:

        Bruce, non sei il solo! Da piccolo quando sentivo dire “questa formula e’ bella” pensavo di trovarmi di fronte ad uno che non aveva tutti i venerdì. Ora mi son reso conto che io potrei averne perso qualcuno, per non dire parecchi ! 😀

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        • MARGHIAN ha detto:

          “Formula bella”. Un mio amico, allora studente di matematica, mi racconto’ di un docente che dopo aver scritto alla lavagna una equazione disse:”e questa e’ paragonabile..alla Gioconda…”.

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  7. giovannicagnano ha detto:

    Caro Bruce,
    ti sei imbarcato in un discorso estremamente complicato e ne sei venuto a capo splendidamente, non posso che farti i miei complimenti, aspetto le altre due parti con ansia.
    A presto.

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  8. bruce ha detto:

    Ciao Giovanni, intanto devo farti i complimenti per i tuoi articoli sia sul tuo profilo su fb che su Missione Scienza. Quello sugli OGM è da incorniciare. L’ho copiato, assieme a tutti i commenti, da studiare e tirare fuori all’occasione quando qualcuno mi controbatte su questo argomento.
    Non intervengo, è vero, ma questo perché non mi piace di sparare commenti quando non conosco bene l’argomento (è anche il tuo pensiero mi pare).
    Non ho nemmeno ricordato John Nash. Troppo facile per prendere i “like”.
    A questo proposito volevo solo sottolineare una risposta di Einstein proprio a Nash che voleva intromettersi nella teoria della relativa generale dicendogli di intervenire solo dopo aver studiato la fisica.
    Questo a confermare che intervenire nei post altrui solo per intervenire alle volte si collezionano solo brutte figure anche se pensi di conoscere l’argomento.

    Grazie per i complimenti, ma avere sotto mano riviste dell’INFN, delle Scienze, Phys.org, non si può sbagliare. 🙂
    Spero che i prossimi (domani la seconda parte) siano all’altezza e di gradimento.
    Ciao

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    • giovannicagnano ha detto:

      Grazie mille, sono complimenti estremamente graditi 🙂
      Sono dello stesso parere anche io, intervenire per chiedere informazioni, per obiettare qualcosa, per avviare una discussione costruttiva o anche solo per un concedere un “ben fatto!” all’autore, può in qualche modo aggiungere qualcosa alla discussione. Commentare a prescindere anche se non si ha nulla da dire o peggio, criticare il contenuto di un post senza giustificare quanto detto, è, a mio parere, qualcosa di insensato.
      Mi fa molto piacere che tu segua i miei post e quelli dei ragazzi, del resto il nostro scopo è quello di provare a fare divulgazione scientifica, non raccogliere più like e commenti possibili (se poi questi ultimi arrivano non può che farci piacere), quindi paradossalmente preferiamo avere tanti lettori piuttosto che tanti “commentatori”. A tal proposito abbiamo notato nel corso dei mesi che c’è una proporzionalità inversa fra il tempo che si perde a scrivere un articolo ed il numero di like che esso riceve. Questo si traduce in giorni passati a scrivere un articolo che spiega nei minimi dettagli un qualcosa di complesso, cercando di rendere il tutto digeribile a chi non bazzica in quel campo, per poi vedere che il post è stato letto da una decina di persone. Poi ricordi la morte di Nesh con due righe buttate a caso e fai il botto. Ma va bene, suppongo che questo faccia parte del gioco 🙂
      Mi permetto di mandarti via messaggio privato (se non l’hai già letto) il post che ha fatto nascere l’idea della rubrica che curo sugli OGM, potresti trovare interessante quanto detto lì e nei commenti.

      Quando si usano ottime fonti si va sempre sul sicuro 😉
      A presto e sempre in gamba 😀

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      • bruce ha detto:

        “ …. A tal proposito abbiamo notato nel corso dei mesi che c’è una proporzionalità inversa fra il tempo che si perde a scrivere un articolo ed il numero di like che esso riceve. Questo si traduce in giorni passati a scrivere un articolo che spiega nei minimi dettagli un qualcosa di complesso, cercando di rendere il tutto digeribile a chi non bazzica in quel campo, per poi vedere che il post è stato letto da una decina di persone…”.

        Come non darti ragione, caro Giovanni, questo è il livello di interesse che riscontrano certi argomenti sui blog/socials. Dobbiamo farcene una ragione, perchè il caso è generalizzato a tutti quelli che parlano di scienza. Il chiacchiericcio ed il bla bla bla stravince alla grande.
        Io ci metto una settimana. Scelgo il tema da trattare, raccolgo informazioni tra le fonti attendibili, li leggo, li studio, faccio una sintesi scritta, metto giù una serie di step da sviluppare. Poi scrivo, cancello, scrivo, cancello, riscrivo, sposto i paragrafi, verifico le incongruenze, leggo per vedere se tutto scorre, porto le ultime modifiche, controllo l’ortografia e la sintassi. Poi c’è da scegliere le immagini. La cosa più difficile è parlare di scienza come se stessi scrivendo un romanzo e non una monografia scientifica.
        Ma in un certo senso mi diverto, perché il lavoro non va perduto. Infatti raccolgo i migliori post, alcuni li metto insieme e poi li scarico su Scribd che è un po’ la mia libreria personale.
        Ciao

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  9. MARGHIAN ha detto:

    Chiaramente..non tutto e’ chiaro :), ed anche la scienza talvolta chiede aiuto alla fantasia (che, pero’, resta tale fino ad una conferma scientifica, e siamo daccapo). La fantasia di alcuni scienziati e’ arrivata a parlare addirittura di “atomi di spazio” e atomi di tempo (“crononi)”. Espressioni colorite, che pero’ non chiariscono la questione. Danno pero’ l’idea di come le cose potrebbero essere.
    Ho visto che hai pubblicato la seconda parte, stasera la leggero’. Ciao.

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