Scienza e filosofia: 2) La filosofia è utile alla scienza?

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Come spesso accade si formano schieramenti opposti in ogni discussione. Non smentisce alla regola l’argomentazione sul ruolo della filosofia e della scienza.
Sono complementari o ognuno deve andare per la propria strada? È necessario che la filosofia si occupi di scienza? Perché?

Molti di noi, credo,  abbiamo studiato filosofia al liceo. Ma in fin dei conti cosa abbiamo studiato? Cosa abbiamo appreso?
Abbiamo semplicemente studiato la storia della filosofia nel tempo, il pensiero dei più grandi pensatori dove ognuno diceva la sua ed anche in maniera contrastante per spiegare a noi ignorantoni  il mistero della natura ed il fine dei fenomeni naturali.
Devo dire che era una gran seccatura, ma necessaria per ottenere la sufficienza alle interrogazioni. Con altrettanta chiarezza devo dire che mi è rimasto ben poco. Forse anche a voi, se non qualche concetto qua e là buono per citarlo sui social, ma che non ci hanno cambiato la vita.
Per contro abbiamo studiato anche la matematica, la fisica e la chimica. Materie anch’esse  ostiche, ma qualcosa ci è rimasto in mente. Per molti sono state le basi per la continuazione degli studi per introdurli nel mondo del lavoro e dello sviluppo della stessa scienza. In pratica mentre dalla prima non abbiamo ricevuto nessuna spiegazione di come è fatta la natura se non solo personali considerazioni della loro finalità, le seconda ci ha istruito, ci ha detto come realmente è fatta la natura.
Questa è la prima evidente differenza che mi viene in mente tra la filosofia e la scienza e non me ne vogliano chi la pensa diversamente. Si può vivere senza la filosofia, non senza la scienza.  Per quelli che non  sono d’accordo le due cose devono coesistere per renderle armoniche e complementari. Perché?

Per curiosità, ho rivolto la domanda ad alcuni amici, laureati, non laureati, gente comune sul significato che loro danno alla filosofia e a cosa serve.
E la risposta è stata sorprendente
Nessuno ha saputo dare una definizione né a cosa serva. Qualcuno ha detto che la filosofia è un’arte, altri che è il domandarsi il perché succedono le cose, altri che è una specie di ricerca della verità assoluta.
A mio avviso la definizione più azzeccata l’ha data il meno istruito di tutti: la filosofia è una pratica della nostra ragione, una semplice attività del pensiero. In pratica tutti siamo filosofi perché provvisti della capacità di ragionamento. Per questo motivo la filosofia finisce per riguardare tutte le forme dell’attività umana. È la capacità che ci differenzia dagli animali.

In un certo senso il mio amico ha ragione, ma a mio avviso solo apparentemente. Era considerato filosofo colui che aveva “anche” conoscenze scientifiche che non erano possedute dalla gente comune. Insomma la filosofia era una branca della scienza riservata a pochi eletti. Ai soli pensatori, che attraverso ragionamenti intuitivi volevano darci il senso delle cose.

In conclusione non sappiamo dare una definizione alla filosofia (non affannatevi a cercarla sui dizionari o enciclopedie, avrete la prova di trovare definizioni discordanti e alle volte incomprensibili giochi di parole) ma sappiamo cosa fa.
Non lo sapevano nemmeno Aristotele, Platone, Socrate quando filosofia e scienza erano fuse. Si beccavano tra loro nel dare le risposta ai misteri della natura, sulla ricerca di una verità assoluta delle cose  sulle quali non c’era uniformità di pensiero.

Poi accadde qualcosa di rivoluzionario.
L’interesse della ricerca filosofica si sposta verso i problemi antropologici come la moralità.
Con l’avvento della cristianità la filosofia acquista poi una coloritura religiosa e soteriologica: anzi la filosofia viene identificandosi con la religione, in quanto la ricerca della verità non si sente esaurita dall’indagine logico-razionale, ma cerca di realizzarsi in una forma di conoscenza superiore che attinga realtà ineffabili e divine. L’esigenza religiosa scaturisce dalla esigenza stessa dell’uomo, dalla sua eccellenza di fronte alle altre creature, dalla sua centralità nell’universo.

La realtà oggi.
La realtà è che dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi le cose sono cambiate drasticamente con l’avvento della fisica pura, della chimica, della medicina, della biologia e successivamente con la elettronica. La scienza si separa definitivamente dalla concezione filosofica della natura. Per chiedere come è fatta la natura ci si rivolge alla scienza e non più alla filosofia.
E non tutti se ne sono accorti.

La biologia di Darwin e la sua visione degli esseri viventi si scontra con la idea di finalità della filosofia che appaiono semplici collocazioni pseudo-razionali del senso comune e della visione spontanea e naturale delle cose del mondo.

Il metodo scientifico.
Per la scienza se viene proposta una teoria o una interpretazione della realtà, è necessario formulare questa teoria o questa interpretazione in modo sufficientemente chiaro e operazionale che da essa sia possibile derivare in modo non controvertibile delle previsioni dettagliate e possibilmente quantitative da confrontare con le osservazioni empiriche. Il “metodo scientifico” poggia infatti sul presupposto solido della verificabilità.
Solo se questo confronto conferma le previsioni derivate da quella teoria o interpretazione, la teoria o l’interpretazione può essere considerata confermata.
Il ragionamento filosofico si basa esclusivamente su assunti indimostrabili.

La filosofia scientifica.
scienzaDefraudata di tutte le sue prerogative logiche, e svuotata da ogni congettura teologica, religiosa, mistica i nuovi filosofi si impossessano delle teorie scientifiche dando luogo a ragionamenti sulla interpretazione della nuova realtà, proponendo, ancora una volta, analisi verbali e concettuali, portando argomenti, discutendo, senza dare alcuna importanza che il giudice ultimo di quello che pensano debba essere l’osservazione empirica dei fatti, il supporto della convalida sperimentale.
Praticamente un ritorno al passato. La distinzione tra scienza e filosofia che dovrebbe rimanere circoscritta ad un giudizio di metodo in realtà, entrando nel merito, la filosofia tenta di appropriarsi delegittimando il ruolo fondamentale che la scienza ha assunto nell’opera di accrescimento del sapere.

Ancora una volta si ripropone la differenza tra la filosofia e la scienza. Per lo scienziato è ancora una volta fondamentale tenere ben distinti i propri valori, i propri desideri e le proprie paure studiando la realtà con il più completo distacco possibile. Nel contempo la filosofia rivendica il diritto di “intromissione” su qualsiasi branca della scienza per arricchirla di contenuti etici.

Questa tenuta di comportamento è più difficile per gli scienziati che studiano gli esseri umani e il loro comportamento.
Per i nuovi filosofi “scientifici” conoscenza e valori sono uniti insieme, e i filosofi vogliono stabilire nello stesso tempo come stanno le cose, come dovrebbero stare per il bene stesso della scienza.

Domande.
Ma, quello che conta, agli scienziati interessa tutto questo? Interessa questa ingerenza? Interessa alla scienza questo affannarsi della filosofia moderna di essere di nuovo arbitra, padrona della scienza?
Interessa veramente alla scienza perché esiste ciò che esiste? Lo scienziato deve porsi la domanda se il mondo ha uno scopo o è assolutamente privo di senso e di finalità? Se la natura è veramente regolata da leggi o siamo noi a supporlo? Cos’è che rende un’azione giusta oppure sbagliata? La bellezza ha un valore universale o è relativa a ciascun uomo? Lo scienziato deve porsi la domanda se tutto ciò è opera divina o più semplicemente della evoluzione?

Risposta.
Gli scienziati dicono che la filosofia tende ad occuparsi più dell’involucro che del contenuto eccedendo in presuntuosità; dove la filosofia diventa superba e supponente per la quale basta  la propria esperienza “logica” per essere sufficiente a fargli capire ogni situazione.

Nell’aprile 2012 il fisico teorico, cosmologo e autore di best seller Lawrence Krauss scrive: “Ci sono domande a cui si può rispondere, ci sono domande a cui non si può rispondere. Non sta alla filosofia decidere se qualsiasi scoperta possa mai risolvere una questione relativa a ciò che è giusto e sbagliato.
La parte peggiore della filosofia è la filosofia della scienza: per quanto ne so – dice l’autore – le uniche persone che hanno letto le opere dei filosofi della scienza sono altri filosofi della scienza. Sulla fisica non ha nessun tipo di impatto, e dubito che altri filosofi le leggano perché sono abbastanza tecniche. Quindi è davvero difficile capire che cosa la giustifichi. Direi che questo stato di tensione si verifica perché i filosofi si sentono minacciati, e ne hanno tutte le ragioni, perché la scienza progredisce e la filosofia no.

Colpo di grazia.
Più chiaro è Edoardo Boncinelli della Università San Raffaele di Milano su Le Scienze.
Gli scienziati ne sanno poco o nulla di filosofia e se ne curano ancora meno. Non sussiste tra gli scienziati il bisogno di ricorrere a un qualche tipo di pensiero filosofico nel loro lavoro, anche se qualche scienziato ha sentito poi il desiderio di riconsiderare un bisogno del tutto personale di un possibile valore filosofico della loro opera, perché oggigiorno “fa fico”.
Questo avviene perché nella cultura personale esistono molte “spore” (così le chiama Edoardo Bonicelli) di pensiero filosofico, spesso di origine religiosa, impigliate nella mente umana e sparse qua e là dappertutto che ora germogliano qua e là.
Questo avviene perché molti sono attratti dal fascino delle filosofie orientali, perché oggi fa “fico”.

La scienza ha bisogno di lavorare in autonomia, di esercitare la propria indipendenza ed autonomia da condizionamenti di fine, né ha bisogno di difendere le proprie ragioni o di giustificare la propria disciplina. Tanto meno di dare un senso trascendentale alle sue ricerche.

Oggi come oggi, quindi, la filosofia con le sue assunzioni si presenta più come ostacolo che come un fattore di progresso della scienza.


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13 risposte a Scienza e filosofia: 2) La filosofia è utile alla scienza?

  1. Pietro Barnabe' ha detto:

    Continuando la discussione precedente, non si può banalizzare la definizione di filosofia a quella del pensiero comune.
    Una serie di concetti matematici, li ho focalizzati quando all’università ho preparato e sostenuto l’esame di logica (parte integrante con sessione esaminativa dell’esame di filosofia).
    Quindi diventa necessario ridefinire le strutture di pensiero ed epistemologiche delle scienze e della loro attuale visione parcellizzata.
    Ciao

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  2. bruce ha detto:

    Ciao caro Pietro.
    Non avevo dubbi che l’argomento fosse interessante. E mi fa piacere leggere la tua opinione e confrontarsi.
    Sono d’accordo con te su alcune considerazioni, ma il fatto è che non esiste una definizione della filosofia, troppo è aleatoria, soggettiva e quale sia la sua finalità. Sono rimasto veramente turbato nel leggere, in questa disputa, che molti (direi tutti) filosofi tentino di elevarla a scienza suprema e padrona di tutte le scienze. Note e non note.
    È evidente che la scienza ha sostituito la filosofia nel descrivere e comprendere la natura. Da questo punto di vista io credo che non spetti alla scienza né tanto meno alla filosofia ridefinire le “strutture del pensiero”, la scienza si è già data un codice di comportamento, e non spetti alla filosofia dover stabilire (epistolicamente parlando) i metodi applicativi delle scienze e i principi secondo i quali la scienza costruisce sé stessa: la teoria, la ricerca, la sperimentazione. Immagina se il Cern, la Nasa, la medicina, la biologia, la elettronica, la robotica ecc. ecc. insomma ogni branca della scienza dovesse sottostare al giudizio filosofico per quanto sia legittimo esprimersi.
    Personalmente credo che tutto questo spetti alla politica, non alla filosofia, non alla religione. Se poi i filosofi o i religiosi vogliono fare politica questo è un altro argomento, tranne che nel creare pericolosi movimenti “alternativi” di pensiero.
    Per quanto riguarda la parcellizzazione della scienza è cosa normale, è l’evoluzione stessa della scienza nei millenni. Ciò sta a significare quanto è difficile per la filosofia stare al passo della scienza e soprattutto nel comprenderla.
    Per ultimo io credo, personalissima idea, che la filosofia debba indirizzarsi verso altre tematiche più congeniali al libero pensiero prive di contenuto scientifico come la poesia, lasciando da parte le cosiddette “spore” etico-religiose.
    Ciao e alla prossima. Con stima.

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  3. MARGHIAN ha detto:

    Ciao Bruce. Credevo che la tua attività di blogger fosse ferma (per motivi plausibilissimi), mentre vedo – solo ora- che qualche cosa c’e’, e molto interessante. Per ora ti saluto, poi leggero’, ciao.

    Marghian

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  4. Roberto ha detto:

    Il credere che la Scienza possa arrivare a spiegare la Natura è paradossale. La nuova Fisica del ‘900 ha smascherato definitivamente questa presunzione dell’Uomo.
    La Scienza potrà solamente generare Tecnologia per renderci più sicuri del nostro effimero controllo sulla Natura.
    La percezione Mistica e la Filosofia potranno avvicinarci veramente a comprendere la Natura.
    Dichiarazioni personali e non scientifiche:
    “Più chiaro è Edoardo Boncinelli della Università San Raffaele di Milano su Le Scienze.
    Gli scienziati ne sanno poco o nulla di filosofia e se ne curano ancora meno. Non sussiste tra gli scienziati il bisogno di ricorrere a un qualche tipo di pensiero filosofico nel loro lavoro, anche se qualche scienziato ha sentito poi il desiderio di riconsiderare un bisogno del tutto personale di un possibile valore filosofico della loro opera, perché oggigiorno “fa fico”.
    Questo avviene perché nella cultura personale esistono molte “spore” (così le chiama Edoardo Bonicelli) di pensiero filosofico, spesso di origine religiosa, impigliate nella mente umana e sparse qua e là dappertutto che ora germogliano qua e là.
    Questo avviene perché molti sono attratti dal fascino delle filosofie orientali, perché oggi fa “fico”. ”
    Boncinelli ha usato le parole “spore” e “fico” per denigrare delle posizioni che lui non condivide. Questa sicuramente non è dialettica.

    Comunque concordo nella convinzione di vedere la Scienza e la Filosofia come due ambiti del pensiero separati.
    Ripeto che credere che la Scienza sia la forma del pensiero umano che possa spiegare la Natura è ingenuo.

    Grazie dell’articolo.

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  5. Andrea Sapori ha detto:

    Buongiorno.
    1 milione di anni fa, o forse 2… Un proto umano vede cadere un fulmine in un bosco. Sente il boato, fin lo spostamento d’aria. Poi, vede svilupparsi un incendio. Si avvicina, sente il calore del fuoco, lo trova piacevole, ma capisce che è anche pericoloso, crea dolore se si va troppo vicino. Vede gli animali fuggire via, altri sono morti o morenti. L’incendio finisce. Il proto umano si avvicina agli animali morti, bruciati: ha fame e non è facile per lui cacciare. Ne stacca dei pezzi per mangiarli. Conosce il sapore della carne arrostita dal calore e dal fuoco, che poi scoprirà essere migliore di quella cruda, più salubre e nutriente. Carne, calore, animali in fuga… Ma cosa è successo? Il fulmine! Fulmine, fuoco. Fuoco, calore. Calore buono, non freddo. Luce. La notte con la luce. Luce e calore, anche animali feroci fuggono. Fuoco, buono. Fuoco, vita. Fuoco, pericolo. Controllare il fuoco, possederlo, farlo. Un evento ha generato una reazione prima tecnica, poi tecnologica, poi filosofica, poi scientifica. L’evoluzione ha seguito questo percorso dalla notte dei tempi. Il problema è sempre lo stesso: non sappiamo cosa abbia generato l’evento iniziale e, conseguentemente, non possiamo far coincidere filosofia e scienza. Meccanica quantistica e relatività generale: siamo alle solite. Io non penso che filosofia e scienza non coincidano: le stiamo guardando solo da un punto di partenza sbagliato. Siccome esse hanno poi determinato la nostra esistenza, che possiamo misurare e studiare, e discutere, oggi, allora abbiamo dovuto necessariamente trovare un punto di origine condiviso, un big bang filosofico scientifico comune. Ma è un errore, sia in un caso che in un altro: stiamo partendo da un punto zero sbagliato molto probabilmente. Non riusciamo a capire cosa ha generato il fulmine, non sappiamo veramente cosa sia successo, proprio come il proto umano di cui sopra. Ne godiamo i risultati, come lui, che sappiamo quantificare anche bene, ma non abbiamo capito, ancora, l’inizio di ciò che stiamo vivendo. E’ questo il problema. Forse dovremmo smetterla semplicemente di cercarlo, arrendendoci all’evidenza che non siamo in grado di trovarlo, e quindi far coincidere le teorie spostandole su un altro piano, scientifico e filosofico. Cambiare livello.
    I miei più sinceri apprezzamenti per il suo sito.
    Andrea.

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      • Andrea Sapori ha detto:

        Vede, io penso che filosofia e scienza possano, anzi debbano coesistere, purché si verifichino un paio di condizioni: a) che i filosofi la piantino di tirar di mezzo dio quando vanno in crisi di argomenti, spinti in questo dagli scienziati che b) la devono smettere di spiegare tutto col big bang. Non sappiamo cosa sia successo all’inizio, e questo limita sia i filosofi sia gli scienziati. Ammettiamolo e andiamo avanti. Smettiamola di portarci dietro le religioni, che in questo si infilano e prosperano. Godiamo dei frutti della conoscenza, sapientemente e saggiamente coltivati nei campi della coscienza. Oggi ci sono 2 zone di crisi tra scienziati e filosofi: la ricerca cosmologica di extra vita e la genetica. Tutto già visto: microbi e microscopi, Mendel e i suoi piselli… E non è successo niente, anzi. Ovvio che chi fino a ieri pensava di avere in mano la chiave per ogni spiegazione adesso, grazie ai progressi tecnologici e tecnici, si senta esposto dal dover rispondere a chiarimenti sui diritti di licenza del brand, che stanno palesemente per scadere, e con un servizio la cui esclusiva sostanzialmente non serve più. E’ una questione commerciale, ne scientifica ne filosofica. Inizino da qui, scienziati e filosofi: che gli uni aiutino gli altri a scoprire, e non più a nascondere.
        La saluto con stima.
        Andrea Sapori.

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  6. Carlo Grotti ha detto:

    Ho letto l’articolo che mi hai linkato dall’altro, e devo dire che l’ho trovato interessante.
    In parte posso concordare su alcuni punti, in parte devo completamente dissentire.

    Partiamo col dire che la filosofia, senza tanti giri di parole, ha uno scopo molto chiaro, per chi la attua concretamente: la ricerca della verità, tramite il ragionamento.

    E’ vero che in passato si mescolava con la scienza (Pitagora, Archimede, ecc..) così come è vero che oggi, al contrario, ne ha preso le distanze.

    Personalmente del liceo mi ricordo molto più la filosofia di qualsiasi altra materia scientifica (che invece ricordo molto più dell’università) e devo dire che mi ha aperto la mente sul modo di ragionare. Non tanto per come mi veniva insegnata a scuola, ma per la voglia che avevo di approfondire successivamente.

    “Per questo motivo la filosofia finisce per riguardare tutte le forme dell’attività umana. È la capacità che ci differenzia dagli animali.”
    Invece penso che gli animali riflettano, e che ciò che differenzia da loro sia non la filosofia, ma la ricerca scientifica.

    “Con l’avvento della cristianità la filosofia acquista poi una coloritura religiosa e soteriologica: anzi la filosofia viene identificandosi con la religione, in quanto la ricerca della verità non si sente esaurita dall’indagine logico-razionale, ma cerca di realizzarsi in una forma di conoscenza superiore che attinga realtà ineffabili e divine. L’esigenza religiosa scaturisce dalla esigenza stessa dell’uomo, dalla sua eccellenza di fronte alle altre creature, dalla sua centralità nell’universo.”
    In realtà la centralità dell’uomo nell’universo era molto più presente nelle prime filosofie.
    Per esempio una grossa evoluzione nella filosofia, che portò pian piano al pensiero moderno, la troviamo con Sant’Agostino.
    O addirittura basti pensare che la stessa teoria del Big Bang viene da Georges Lemaitre, che era un prete. Non è un caso che Cristo disse “la verità vi renderà liberi”, e per tanto la ricerca di verità è stata, anche a livello scientifico, motivo di vita di numerosi religiosi.
    Poi che la chiesa, utilizzata come strumento di potere abbia storicamente più volte bloccato ciò, è un altro discorso.

    “Nel contempo la filosofia rivendica il diritto di “intromissione” su qualsiasi branca della scienza per arricchirla di contenuti etici.”
    La bioetica è fondamentale. Eri stato tu stesso a criticare per esempio quella sorta di embrione artificiale. Non si può andare avanti senza guardare alle conseguenze di ciò che si sta facendo.

    “La scienza ha bisogno di lavorare in autonomia, di esercitare la propria indipendenza ed autonomia da condizionamenti di fine, né ha bisogno di difendere le proprie ragioni o di giustificare la propria disciplina. Tanto meno di dare un senso trascendentale alle sue ricerche.”
    Non sono per niente d’accordo. Cifre letteralmente astronomiche necessitano di grandi giustificazioni, prima di essere applicate.
    Zichichi (che reputo fra i migliori scienziati viventi), dice:
    una lama può essere bisturi, per curare, può essere coltello, come arma.
    L’energia atomica può essere fonte di energia, può essere una bomba.
    Penso che il senso che si da ad una ricerca sia proprio alla base della scienza.
    Altrimenti andremo verso l’autodistruzione.

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    • bruce ha detto:

      “….. la ricerca della verità, tramite il ragionamento …”

      Ariciao.
      Ecco, la differenza sta tutta qui.
      La scienza studia i fenomeni fisici della natura senza la “presunzione” di scoprire la verità, perché nessun essere umano al mondo ieri, oggi, domani è e sarà in grado di trovarla, perché questo ci identificherebbe in Dio stesso.
      E poi quale verità? Che Dio ha creato il mondo? Te o qualsiasi altro la può descrivere?
      Non confondiamo la capacità di ragionamento che è nelle possibilità di tutti noi, dalla indimostrabilità delle proprie ragioni tipica dei filosofi.

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  7. FL ha detto:

    Sinceramente, mi dispiace molto che persone intelligenti vivano “con sufficienza” l’apprendimento della filosofia. Probabilmente, come per la matematica, entrare nella posizione intellettuale corretta non è così semplice.
    L’idea che la filosofia (moderna) cerchi la verità mi pare riduttivo e fuorviante.
    La filosofia cerca, banalmente, di porre il maggior numero possibile di domande per il maggior numero possibile di questioni; tenta di capire su quali fondamenti l’attività umana viene condotta: in tal modo non solo si possono trovare motivazioni differenti e più efficaci per condurla, ma si riescono anche a mettere in luce le “zone d’ombra” del nostro agire.
    Banalmente, non penso che uno scienziato possa giudicare con lucidità il proprio operato e i propri scopi senza essersi confrontato con Karl Popper – giusto per citarne uno.

    Pochi anni fa, durante le Giornate della Laicità, ebbi modo di parlare con Carlo Alberto Redi, il quale era venuto nella mia scuola superiore per una conferenza sull’ignegneria genetica. Al momento delle domande, ci confrontammo su alcuni aspetti metodologici che aveva illustrato e che a me parevano abbastanza oscuri.
    La sua risposta fu estremamente intelligente: “Nel prossimo futuro, più che di scienziati, avremo bisogno di filosofi: noi non abbiamo gli strumenti per porci domande differenti dalle mere questioni tecniche che ci si presentano dinanzi in una comune giornata di lavoro”.

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    • bruce ha detto:

      Sinceramente mi dispiace che persone intelligenti non capiscano che la filosofia non può occuparsi di cose che non conosce.
      Domande semplici- semplici: ” cos’è la verità? quale verità? Di chi? Chi stabilisce cos’è la verità. la filosofia? La religione? Su quali parametri o misure?
      Come la magistratura che deve viaggiare separata dalla politica così la filosofia deve viaggiare separata dalla scienza. Per non essere una palla al piede come lo è stata per millenni.
      Poi cosa è cosa giusta o no compete alla politica e non alla filosofia.

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