Il bue e l’asinello

(foto dal nostro presepe)

Stavano alla stessa mangiatoia un bue ed un asino.

Quanto sei fortunato – disse il bue all’asino – godi della poca fatica che si richiede da te. Il nostro padrone ti cura con attenzione, ti lava, ti dà dell’orzo ben crivellato, dell’acqua fresca e limpida.
La tua maggiore pena sta nel portare il nostro padrone quando deve fare qualche breve viaggio: senza questo passeresti tutta la tua vita nell’ozio.
La maniera con cui vengo trattato io è molto diversa. Non appena è giorno vengo attaccato ad un aratro, che sono sforzato a trascinare tutto il giorno per rompere la terra: il che mi rende lasso in tal modo che qualche volta le forze mi mancano. Alla fine, dopo aver ben arato da mattina a sera, al mio ritorno mi viene appena dato da mangiare fave secche, non buone per seminare, o altra cosa di minor conto. Per colmo di miseria, quando mi sono pasciuto di questa robaccia, son obbligato di passare la notte nel mio letame. Vedi dunque se non ho ragione d’invidiare la tua sorte?

L’asino ascoltò il discorso del bue, e quando ebbe terminato di parlare, gli disse:  – Voi vi ammazzate di lavoro per nulla per un padrone ingrato. Non sareste trattato in tal maniera se il vostro coraggio uguagliasse la vostra forza. Quando l’agricoltore viene per attaccarvi all’aratro perché non fate resistenza? Perché non gli tirate delle cornate? Perché non dimostrate il vostro sdegno scalpitando coi piedi per terra? La natura vi ha somministrati i mezzi per farvi rispettare, e voi non ve ne servite. Vi si apprestano fave passite e cattiva paglia? Non ne mangiate. Odoratele solamente e lasciatele. Se voi seguite i consigli che vi do, vedrete ben presto seguirà mutazione del nostro padrone, della quale mi ringrazierete.

Hai ben ragione di dire queste cose. – rispose il bue – Ma quale sarebbe la mia sorte? Non sarei più utile al padrone, e in meno di poco tempo mi sostituirà con un altro e mi porterà al macello. Meglio l’aratro e spezzarsi la schiena per un pugno di fave secce ed uno sporco giaciglio.

Noi animali siamo nati per essere liberi e non assoggettati agli umani. – parlò l’asino – Per quanto ti possa sembrare poco faticoso il mio lavoro e di godere dei favori del nostro padrone, io non mi sento nato per offrirgli la mia schiena, per obbedire ai suoi ordini e essere umiliato a muovermi ed andare solo dove lui vuole. E se non esegui i suoi ordini non fa piacere sentire la sua frusta.
Io mi sento nato per essere libero e fare qualcosa di molto più dignitoso. Uno di questi giorni me ne andrò per la mia strada alla ricerca di un destino migliore.

Passarono giorni e giorni. Il bue a lamentarsi del suo duro lavoro mal compensato e l’asinello che sognava una sorte migliore che portare sulla sua schiena un rozzo contadino.

Una sera al ritorno dai campi il bue aspettò il ritorno del suo compagno asinello. Invano. L’asinello non tornò. Se ne era andato. Il bue non poté che augurargli una sorte degna dei suoi sogni.

Passarono altri giorni di duro lavoro per il bue, lo stesso aratro da tirare, mentre la stanchezza cresceva e cresceva la difficoltà a svolgere il lavoro per il suo padrone. Stava invecchiando, le forze gli venivano sempre meno. Ma lui con coraggio tirava avanti sapendo cosa l’avrebbe aspettato il giorno che le forze lo avrebbero abbandonato.

Quel giorno arrivò. E il padrone decise di andare al paese. Si fece notte e non trovando un posto adatto trovarono riparo in una gelida grotta.  Da solo e al freddo il buon bue pensò alla sua vita fatta di umiltà, di fatica senza gloria. Pensò al suo amico asinello.

Mentre era assorto in questi pensieri un rumore di zoccoli lo destò. Una figura di uomo avanzava lentamente, al suo fianco un donna con un gran pancione seduta su un asinello.

Sei tu? Amico mio asinello?
Sei tu vecchio brontolone di bue?

La donna partorì e i due amici ritrovati scaldarono insieme il bambino con il loro calore.

Questa è una storiella che molto tempo fa ho riadattato (su un classico) per raccontarla ai miei figli.
Raccontala anche tu se hai dei bambini. Piacerà, vedrete.


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9 risposte a Il bue e l’asinello

  1. lucianaele ha detto:

    Molto bello il tuo racconto.
    Siamo a meno 4 dal 2012……..
    Buona giornata.
    Luciana

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  2. Rebecca o semplicemente Pif ha detto:

    Questo si che una bella storiella, non ho bambini (a parte mio marito 😉 ) mel sono copiata e stampata lo leggo al mio marito vedrai si adormenta subito.. 😀 … ti abbraccio Pif

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  3. semprevento ha detto:

    …non siamo mai contenti eh?
    ..e poi finisce che siamo utili davvero…quando non ce lo aspettiamo…
    e allora ci rende onore la vita.
    sarà davvero così?
    Non lo so..però la storia mi piace…
    la racconterò ai miei nipotini….
    caro Sil, mi mancherai…
    rientro l’8 gennaio….
    mi raccomando, fai il bravo…
    in mia assenza proteggi il mio mare…
    ne ha tanto bisogno…
    stasera sono una valanga di lacrime…
    uhm…domani è un altro giorno..
    Ciao Sil
    augurissimi a te e signora…
    ai tuoi ragazzi invece mando tanta allegria…e fortuna.
    ciao bell’omo…come te nessuno.
    vento

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  4. bruce ha detto:

    buon viaggio cara con un augurio di un anno felice e prospero.
    Buon anno da Bruce & Bleff

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  5. bruce ha detto:

    L’ha ribloggato su Brucee ha commentato:

    Mi piace riproporre questo mio post del 2011.
    Perchè?
    Non lo so, ma la storiella di questi due amici ha molti significati che meritano una riflessione.

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  6. Elisabetta Lelli ha detto:

    Bellissima, mio caro amico! Come pure il presepe in immagine… che mi pare di conoscere 😍

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  7. gabriarte ha detto:

    viene da domandarsi sono asino o bue? e a volte non c’è risposta buon Natale

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